El sueño de la razón produce monstruos

 


Potrò raccontare ai miei nipoti di aver vissuto in Italia negli anni in cui giunse, quasi ad 'arte' (in larga parte grazie all'elegante strategia politica di Matteo Renzi) un Grande Presidente, di nome Mario Draghi, che ha dato nell'espletamento del suo ruolo istituzionale, una Grande lezione di diritto Costituzionale, di democrazia, di integrità, di moralità ed etica tipica della cristianità, di contemperamento, di rispetto dei ruoli Istituzionali, in perfetta contemplazione dei princìpi fondamentali della Repubblica, dell'Ue, del CoE, dell'ONU. 

Un grande statista, un grande leader lean euroatlantico, orgoglio dei giovani intellettuali liberi e democratici italiani, che ha avuto come unico grande problema, una pessima grande fetta di compagine parlamentare, grossolanamente animata da interessi personali, interessi di parte, interessi di ogni sorta, con ai minimi storici gli interessi nazionali.

Se fosse stata una lista aperta ai cittadini comuni (come me), avrei firmato con convinzione l'appello pro-Draghi pubblicato sul Sole24Ore lo scorso 19 luglio u.s. Se è stata aperta, me ne dispiaccio di non averla intercettata.

Vero è che si tratta di un'azione civica colma di significato sociale, economico, etico, intellettuale e di interesse nazionale: (https://www.ilsole24ore.com/art/appello-pro-draghi-troppi-rischi-all-orizzonte-chiudere-legislatura-AEgUjGnB)

Se vogliamo, col senno di poi, si vestirebbe anche di significato storico e politico, in quanto testimonianza di profonda distanza tra l'attuale Parlamento e gli interessi concreti nazionali.

Eppure, fuori dalle aule parlamentari, considerate le elezioni degli ultimi 40 anni, considerata l'affluenza discutibile alle urne, l'interesse discutibile dei giovani alla politica, i risultati dei sondaggi politici, le responsabilità dei cittadini, tra la gente non cambia molto. 

La borghesia non è più quella di un tempo lontano. Oggi sembra aver rivolto il suo interesse al miele del populismo e sembra aver affondato le sue idee nell'aceto del lamento Se pur con parole più ricercate, il risultato non cambia: riempire la pancia e darsi ai lamenti.

Le proiezioni sociali fotografano un depauperamento della politica, passata anche questa, in molte aree, come una probabile occupazione di prestigio e non più come un peso di diligenza portato con discrezione e serietà, per vocazione.

Nulla di diverso da altri ambiti, presi d'assalto senza seguire più ideali e sentimenti autentici.

La Borghesia dei Lumi, delle Arti e delle Scienze si è addormentata nella borghesia della pancia, delle tasche, del sacchetto di grano di oggi, del "posto fisso" quasiasi e poi si vede, del sogno infranto già nell'atto creativo.

La generatività è diventata una rarità, peraltro combattuta, nel nostro Paese; eppure il nostro Paese è colmo di Bellezza, Arti, Cultura, Innovazione, in ogni angolo dei nostri comuni e delle nostre aule universitarie.

E' il dilemma più grande a cui fatico a darmi una ragionevole risposta.

Da un lato siamo un Popolo meraviglioso, pieno di inventiva, di idee, di costruttori di Bellezza, da migliaia di anni. Viviamo un'intera vita completamente immersi nella Bellezza.

Dall'altro, quando guardiamo alla politica, è come se ci dimenticassimo di chi siamo e di cosa abbiamo intorno e crolliamo nel populismo e nella mediocrità.

Questo, per me che osservo queste contraddizioni, ha dell'assurdo.

In ogni caso, non lo giustifico con la crisi occupazionale o con la crisi dei salari, ovvero, non giustifico questa mediocrità politica rappresentativa con i problemi che vive il popolo degli elettori. 

Non lo posso giustificare per questioni materiali perchè le cose andavano di gran lunga peggio quando fu fatta la Repubblica, quando furono fatte le Democrazie, le Costituzioni, le Libertà, quando fu costruito lo Stato di diritto.

Secondo il mio parere, anche se raggiungessimo uno stato di benessere materiale le cose, al momento, resterebbero così. 

E non credo neanche che sia un problema culturale nel senso dell'istruzione. Come ho accennato, è anche la cittadinanza istruita ad essere diventata principale alimento del populismo.

E non credo che sia un problema morale, perchè sono pronto a giurare che persone assolutamente ligie e dal grande valore morale sono colpite ugualmente dal populismo.

Ma stasera vorrei provare a darmi una risposta.

1. Inizio con l'indagare sulla "Distrazione".

In primis credo che la costante distrazione con cui viviamo la vita civile ci rende meno consapevoli e meno ferrati su quanto realmente accade intorno a noi.

Siamo diventati un popolo che corre, corre sempre, come il bian coniglio ed il suo orologio da taschino sempre a vista; corriamo anche se non abbiamo alcuna ragione per correre.

Siamo diventati un popolo multitasking anche se non ce ne rendiamo neanche conto perchè è normale pensare e fare più cose contemporaneamente.

Siamo diventati un popolo che ha smesso di riflettere; che non è solito interiorizzare quelle frasi e quelle immagini che adornano le nostre bacheche social e scadono già con il successivo post.

Siamo colpiti da un cattivo malanno, il malanno degli slogan divenuti sostanza, perchè per approfondire non abbiamo più tempo, perchè anche uno slogan se sentito molte volte diventa "la verità da adottare".

Questo, a mio avviso, sta colpendo la nuova borghesia, sta schiacciando le coscienze del Sè, la Coscienza sociale.

Ecco perchè oggi un Partito può dire tutto e il contrario di tutto, nella completa indifferenza popolare. Anzi, addirittura in molti casi riesce a conquistare il favor popolare, perchè nel correre da un'idea all'altra, nel correre da un governo all'altro, nel correre da una legge all'altra, senza riflettere, è il logico vivere della società civile borghese odierna.

La cura a tutto questo è il tempo. Abbiamo un gran bisogno di riprenderci il nostro tempo, per riflettere. Non è il lavoro il bene che più di tutti abbiamo perduto; è il tempo il bene perduto che dobbiamo riconquistare.

2. Termino con il necessario "Coraggio".

E' il grande assente dai cuori della mia generazione o forse, dai cuori delle ultime generazioni. Non parlo del coraggio di fare azioni estreme o grandi proteste. Non parlo del coraggio di usare parole e azioni violente o forti. Non parlo del coraggio di osare contro questo o quello.

Parlo del coraggio di essere positivi e ottimisti nonostante tutto, parlo del coraggio di disegnare un progetto sulla prima pagina di un block notes. Parlo del coraggio di cantare al vento, senza paura di restare senza fiato mentre il vento soffia forte e contrario.

Parlo del coraggio di credere di potercela fare, anche costruendo percorsi alternativi a quelli ordinari. Parlo del coraggio di prendere la vita come viene, con la consapevolezza di poter plasmare il nostro destino. Parlo del coraggio di avere fiducia nel presente.


Napoli, 20 luglio 2022                                  Mirko Marangione